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Josep Sanmartin | Art Residency

Josep Sanmartin | Artista in Residenza

Nato a Valencia nel 1979, il professor Josep Sanmartín dell’Università Politecnica di Valencia ha iniziato gli studi in Belle Arti all’età di 21 anni, concentrandosi su audiovisivi, scultura e scenografia. Dopo aver fondato il Gruppo Macaco e aver lavorato in Spagna, si è trasferito in Messico nel 2013, dove ha definito le sue linee di ricerca nella narrativa e nella mitologia. Tornato a Valencia nel 2019, ha conseguito il dottorato e ha iniziato a insegnare presso il Dipartimento di Scultura dell’Università Politecnica di Valencia, riprendendo al contempo la sua carriera artistica.

Attualmente collabora con diverse aziende e istituzioni a progetti legati alla fotografia, alla scenografia e alla difesa dei diritti umani. Ha inoltre recentemente partecipato a una residenza artistica presso NY20+ in Cina.

LA RESIDENZA – INTERVISTA

Come hai scoperto il programma di Residenza di MoCA?

Ho scoperto la MoCA Residency grazie al fatto che nel 2024 ho partecipato ad Arte Laguna Prize, dove ho ricevuto un premio speciale consistente in una residenza di un mese presso NY20+ a Chengdu, in Cina. In quell’occasione, avevo anche fatto domanda per il premio speciale per la residenza con  MoCA, ma non ho vinto. Tuttavia, durante il periodo espositivo la mia opera ha raggiunto un’ottima visibilità e il pubblico ne è rimasto così interessato che la direttrice, Laura Gallon, ha scelto di offrirmi l’opportunità di stare in Residenza per 15 giorni. Ho deciso di cogliere quest’occasione, che si è rivelata molto vantaggiosa.

Come hai iniziato la tua carriera di artista?

Dopo essere entrato alla Facoltà di Belle Arti, ho iniziato a produrre opere. All’inizio lo facevo soprattutto perché mi riusciva bene, non perché credessi in me stesso. Mi ci sono voluti molti anni per abbracciare veramente questa strada.

È stato proprio in quel momento, dopo aver abbandonato la mia carriera artistica per alcuni anni, che ho ricominciato a creare—questa volta senza alcuna ambizione—semplicemente perché l’atto stesso di farlo mi faceva stare bene. Ho capito che c’era qualcosa di più bello del riconoscimento o del denaro—ancora più della sicurezza stessa—, una spinta interiore per la vita che dava un nuovo significato al concetto di “essere un artista”, una figura con la quale ho potuto finalmente identificarmi in modo intimo e personale.

Si potrebbe dire che ho avuto un’epifania: ho deciso di abbandonare tutto ciò che mi teneva lontano dalla creazione e ho scelto di vivere per l’arte.
Quello è stato il momento in cui ho veramente iniziato la mia carriera da artista, quando ho lasciato andare ogni ambizione, ogni piano, e mi sono semplicemente permesso di fluire, muovendomi in luoghi dove potevo lavorare con amore e umiltà.

Nel complesso, sono orgoglioso di aver intrapreso un percorso circondato da persone che, come me, credono che un artista possa anche essere una brava persona, e che questo sia più importante del successo. È questo l’ambiente che mi ha permesso di sviluppare una carriera artistica nella quale mi riconosco veramente, lontano dagli interessi del mercato e dall’idea di fama a scapito degli altri.

Raccontaci del lavoro che hai sviluppato durante la tua residenza.

Durante la residenza ho cercato di cogliere l’impatto del turismo a Venezia e sono riuscito a scattare alcune fotografie sulle quali continuerò a lavorare in futuro. Tuttavia, devo dire che Venezia è una città talmente magica che resiste a qualsiasi tentativo di approccio peggiorativo.

Infatti, nonostante alcune difficoltà, Venezia si eleva comunque in tutta la sua monumentalità, con centinaia di posti bellissimi in cui perdersi e sognare. Questo mi ha spinto a lavorare principalmente con una nuova tecnica che sto sviluppando, basata sull’approfondimento del mio lavoro come fotografo documentarista: catturare momenti insoliti, per poi rielaborarli in fase di editing, stamparli in bianco e nero su carta e rifinire il lavoro con l’acquerello, trasformando così plasticamente la realtà per offrire una prospettiva più personale.

In ogni caso, sento che sono in un periodo di transizione che alla fine mi porterà altrove, ma è una transizione bella e piacevole, piena di gioie e anche di alcune ossessioni, perché so di poter andare oltre. Questo è proprio ciò che sento di aver raggiunto a Venezia: fare qualche passo avanti nella mia tecnica creativa per rafforzare il mio discorso artistico.

Quali sono le tue sensazioni riguardo a questa esperienza? La residenza ti ha dato lo spazio e il tempo per sviluppare nuove idee e progetti?

Venezia, Mogliano e i loro dintorni offrono uno spazio ideale per la creazione. L’Italia in generale è un Paese in cui l’arte si respira nell’aria, e il Veneto non fa eccezione. Anzi, Venezia è diventata per me un luogo speciale. Amo la città, la solitudine che si può trovare di notte camminando da solo con i propri pensieri, creando mentre si vaga per le sue calli strette. L’esperienza è stata meravigliosa, anche perché mi sono sentito accolto molto calorosamente dall’associazione culturale MoCA, dalla sua direttrice Laura e dal suo fantastico team di donne dedicate all’arte: Sara, Giulia, Rebecca e Erica.

Ho fatto una residenza fantastica in cui mi sono state offerte molte alternative per lavorare e vivere, ma ho deciso di rimanere presso l’associazione. Questo mi ha permesso di essere a diretto contatto con i miei host, di conoscere meglio la cultura italiana e di ricevere il loro aiuto ogni volta che ne avevo bisogno—a volte per sviluppare il mio lavoro artistico e altre semplicemente per godermi la vita a Venezia e nei suoi dintorni.

Torno dalla residenza con nuove idee e rinnovato entusiasmo, sapendo di aver sfruttato al meglio il mio tempo e di avere ora nuovi amici con cui spero di collaborare ancora in futuro.